Siamo quello che mangiamo

Già nel 1800 il filosofo Feuerbach asseriva: ”Noi siamo quello che mangiamo”. Il cibo influenza non solo il fisico ma anche i comportamenti e le abitudini. Questo era vero due secoli fa e lo è ancor più oggi che ci troviamo a doverci orientare tra OGM, conservanti, aromi artificiali, alimenti iperraffinati, esaltatori di gusto,  animali allevati (e seviziati) con mangimi di dubbia origine imbottiti di ormoni ed antibiotici. L'attenzione per ciò che mangiamo e per come lo mangiamo è sempre più scarsa; passiamo dal "cibo spazzatura", al "cibo consolatorio", al "cibo famoso". Raramente consideriamo il cibo come un insieme di sostanze che una volta ingerite, diverranno parte del nostro corpo e condizioneranno i nostri processi biochimici, energetici e spirituali. Raramente poniamo attenzione ad ogni singolo boccone, sentito il gusto del primo ci rimpinziamo automaticamente con tutti gli altri. Siamo anche ciò che beviamo: il corpo umano è fatto in gran parte di acqua, e noi invece lo dissetiamo con bibite gassate, zuccherine, contenenti acidi, oppure con dosi di alcool. Siamo quello che respiriamo: dallo smog, alle sigarette, all'aria riciclata. Siamo il moviemento che facciamo: l'attività fisica giornaliera, il contatto con la natura. Analogamente  siamo anche le informazioni che introduciamo nella nostra mente: dai telegiornali, ai film ai videogiochi siamo bombardati da "sentimenti forti" di rabbia, rancore, disagio, sofferenza.
Mente e corpo sono strettamente collegati: il malessere di uno influenza il funzionamento dell'altro. Non si può pensare di star bene fisicamente se siamo stressati, tristi o alterati; non possiamo neanche pernsare di essere felici trascurando il nostro corpo.

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